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Praticamente ho seguito gli Hate Inc. fin dal loro primissimo vagito discografico: ebbi modo di conoscerli (ed esaltarli) con l’ep ‘Fragments’, per poi vedere confermato il loro percorso con l’album ‘Art Of Suffering’; album che, per quanto mi fosse piaciuto, mi aveva lasciato con qualche dubbio su quanto la band avesse realmente ancora da dire. ‘Bipolar Spectrum Disorder’ vuole e deve dunque essere il disco della conferma, e in effetti qualche risposta sembra darla. Se gli Hate Inc. erano chiamati a trovare una dimensione definitiva alle loro fortissime tinte industrial, la presa di posizione appare oggi nitida: allontanandosi dalla sperimentazione, la band strizza l’occhio al grande mercato, andando a creare brani che – pur mantenendo spesso intatta la potenza dell’anima rock – usano l’elettronica per sedurre l’ascoltatore, vincendo senza troppi problemi ogni sua residua resistenza. Certo, questo avviene in maniera tutt’altro che spudorata, e almeno inizialmente la sensazione è quella che si prosegua da dove il discorso era stato interrotto, peraltro con un pizzico di grinta in più che si traduce in riff di un certo spessore. Poi, a partire da ‘Hangover Army’, si entra nel vivo dell’album e incontriamo un trittico di tracce più commerciali, specie a livello di vocals. ‘Deathfloor’ e ‘L’Odio di Cesar’ hanno delle caratteristiche che ricordano i migliori Subsonica elettronici; ‘Extra-ordinary Life’ rappresenta invece a mio avviso il punto più alto toccato da questo album, con un ritmo incalzante che non stonerebbe affatto in una discoteca rock e una linea vocale davvero azzeccata. Le tracce che restano non aggiungono molto a questo album. Fatto salvo per ‘Leviathan’, che sul finale degenera in un potente riff ribassato ai limiti del groove metal, le sonorità tendono ad ammorbidirsi, fino agli ultimi due pezzi (rispettivamente, la title track ‘Bipolar Spectrum Disorder’ e una bonus track) che ci guidano dolcemente verso la conclusione, con atmosfere soavi e vagamente malinconiche. Conferma doveva essere, dunque, e conferma è stata. Questo disco, pur non mostrando cose eccezionali, proietta gli Hate Inc. ad un livello decisamente interessante; e ormai non si può nemmeno temere che si tratti di un fuoco di paglia. Per chi scrive, questo album è un graditissimo ritorno.

Francesco Salvatori

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