Non è affatto semplice emergere in un genere quale l’industrial, specialmente se lo si abbina ad influenze rock e grunge; ebbene tagliando la testa al toro, qualcuno pare abbia le potenzialità per fare ciò e i risulati ottenuti fino ad ora sono di ottimo livello. Gli “Hate Inc.” sono ormai una realtà pugliese di spessore, che con il loro primo EP“Fragments” prodotto e mixato da Victor Love (voaclist dei Dope Stars Inc.) sono riusciti a dar vita al già citato meltin’ pot musicale.
Prima di iniziare a descrivere il disco bisogna premettere che l’industrial moderno poggia le sue basi fondamentalmente o quasi esclusivamente sull’emotività adrenalinica del sound espresso, per rendere meglio l’idea se si esclude un fenomeno di massa quale i Rammstein, la maggior parte delle altre realtà più o meno conosciute, tralasciano la componente testuale per dar spazio in alcuni casi anche in modo invasivo, quasi esclusivamente alla musica, alle chitarre che vanno in loop, all’effetto ‘pogo’ per intenderci. Nel caso degli Hate Inc. gran parte delle lodi di questo primo disco vanno ai testi scritti dal leader Vincent Vega, che incalzando perfettamente un modo di interfacciarsi con l’industrial più riflessivo, rende il tutto più interessante e intrigante già dai primissimi ascolti.
Il pezzo d’apertura “Fragments” denomina il disco. Azzeccato e vincente, la traccia si scosta verso un rock grunge pessimistico e autolesionista. A parere del sottoscritto è il pezzo più riuscito, non per una scarsa qualità dei brani successivi, bensì per una orecchiabilità che rende appetibile il brano a tutti fin da subito. Non mancano gli schiaffi all’ipocrisia mondana che il panorama rock purtroppo oggi ci offre, come in “Harangue” come non manca il senso di autodistruzione di un brano quale “Learn To Love (Yourself)“, seconda traccia dell’EP che rimanda un pò a M.Manson e molto ai vari Deathstars e Rammstein, salvo restare in uno stile più rockeggiante e meno ‘programmato’.
Il disco chiude con l’ottima “Art Of Suffering“, traccia che rimanda ai primi Korn e che analizzando il testo, è forse il brano più complesso della demo. “When a love is born, it begins to die” è l’eloquente frase chiave del pezzo, che parla della trasformazione del dolore in uno status quasi di autocompiacimento. Lo stile canoro e le chitarre basse sono in questo caso più vicine al Nu Metal, eccetto nell’intro e più in generale nel ‘non cantato’, tutto condito perfettamente da una produzione pressochè impeccabile.
Chiudo ammettendo che citare grandi icone del passato e del presente quali Manson, Korn e Rammstein può sembrare apparentemente esagerato e poco credibile, ma la serietà con cui la band ha deciso di intraprendere questo percorso artistico che ha portato loro a lavorare con un personaggio italiano di spicco dell’industrial quale ‘Victor Love’ è già di per se un sinonimo di ambiziosità e perspicacia, il resto sta a voi scoprirlo accedendo al myspace della band, e perchè no seguendo gli show live che per ora, vedono i nostri, esibirsi con ottimi risultati nei più vari rock club pugliesi.