A quasi un anno e mezzo di distanza dall’EP di debutto “Fragments”, arrivano finalmente all’esordio sulla lunga distanza i tarantini Hate Inc guidati dal tarantiniano Vincent Vega (il killer di Pulp Fiction interpretato da John Travolta), deus ex machina di questo progetto ed a sua volta discepolo del mentore Victor Love, già leader dei Dope Stars Inc. Chiarito il contesto a contorno, diciamo subito che “Art Of Suffering” riprende là dove “Fragments” ci aveva lasciato, incorporando anche le quattro tracce originali. Quello che ci troviamo tra le orecchie è dunque un industrial rock che strizza l’occhio (nero) a Trent Reznor e Marylin Manson nei passaggi più decadenti, ma anche ai Ministry e ai Rammstein nei più rari frangenti pestati (“Harangue”). Premesse e promesse mantenute dunque, anche se il passaggio al full length rende la loro proposta meno fluida in virtù di qualche filler, come l’evitabile bonus track “…” (versione orchestrale riarrangiata di “Fragments”) o la fin troppo depressa “Tear”. Di ben altra pasta invece, oltre che le tre restanti tracce già apprezzate nell’EP di esordio, anche gli episodi più ritmati (“Hypnotist”, “Breed”) e danzerecci (“Dissatisfaction”, “Made In Chains”), in cui la componente elettronica prende il sopravvento portando il tachimetro dei BPM al livello dei Dope Stars Inc. Se sapranno – e vorranno – spingere in questa direzione sul prossimo full-length (già in lavorazione) aspettiamoci un comeback coi fiocchi, nel frattempo “Art Of Suffering” si rivela comunque un buon debut album; non ancora sufficientemente adrenalinico per risvegliare Mia Wallace da un’overdose, ma abbastanza dec(ad)ente per accompagnare le loro scorribande in quel di Amsterdam.
Riccardo Plata