Debut album per i nostrani Hate Inc., giovane band nata dalla mente di questo Vincent Vega (Tarantino sarà felice!) come una one-man band, ma poi diventata un gruppo vero e proprio. I quattro giovani si trovano alle prese con un industrial metal molto moderno e gradevole. Sufficientemente originale, “Art Of Suffering” si lascia ascoltare molto bene, scorre senza alcun problema e dona una piacevole atmosfera che passa per il decadente e arriva direttamente in situazioni più costruite e meccaniche. Non mancano i momenti più radiofonici, né altri più commerciali (ad esempio “Hypnotist” e “Without Your Skin”), ma a mio parere i pezzi forti del lotto escon fuori verso la metà del disco, contesto ormai scaldato e temprato per potersi permettere di proporre brani come la bella e rappresentativa title-track “Art Of Suffering”, “Harangue”, presa in prestito direttamente dai Ministry più gloriosi e la malinconica e oscura “Realinsanity”. Ottime prove anche “Learn To Love (Yourself)” e la traccia “Fragments” per dirla tutta.
L’unica pecca del disco viene determinata da un’ipnotica canzone portata troppo per le lunghe (più di 8 minuti!), prolissa e inevitabilmente noiosa, “Tear”, canzone molto industrial come sonorità, ma che ben poco centra dopo tutta quella serie di brani qualitativamente migliori poco prima. In pratica il disco alla fine cala il tuo tiro e si riduce con una anonima “…” (il cui titolo è tutto un programma per altro). Se non fossero state presenti le ultime due tracce il disco sarebbe stato a mio avviso uno dei debut album più intelligenti e maturi di quest’anno.

Carnival Creation

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